Dove vanno a finire le moto rubate in italia?
Perchè le moto vengono rubate?
I furti sono una piaga che affligge tutte le società e anche nelle città italiane, benché più sicure rispetto a molti altri angoli del pianeta, se ne registrano parecchi.
Quando si parla di veicoli, moto e scooter risultano fra i più rubati e purtroppo negli ultimi anni stiamo assistendo a una leggera crescita del numero di reati di questo genere.
Come ci si può aspettare, le grandi città come Napoli, Milano e Roma soffrono particolarmente di questa epidemia
La domanda potrebbe sembrare banale, ma in realtà i motivi che portano certi malviventi ad appropriarsi di scooter o moto altrui sono vari e cambiano anche in base alle regioni italiane.
La maggior parte dei reati commessi rientra in 3 specifiche categorie:
- Furto per rivendita all'estero
- Furto per disassemblamento e vendita ricambi
- Furto per utilizzo in attività criminali
Ovviamente c'è anche una piccola percentuale di furti che non ricadono in alcuna delle tre categorie. Questi furit sono solitamente opera di ladri non professionisti che fondamentalmente commettono il furto per ragioni personali e non per alimentare altre attività illecite.
Ma perchè proprio le moto e non altri mezzi? Ovviamente si parla di un business che, nel caso di rivendita del veicolo come ricambi può essere estremamente remunerativo.
Inoltre moto e scooter sono relativamente facili da rubare, sono leggeri, semplici da spostare e occupano poco spazio in depositi e containers per la successiva rivendita sul mercato nero internazionale.
Dove finiscono le moto che vengono rubate in Italia?
In questa inchiesta ci concentreremo sui furti di moto del primo punto:
Le Moto che vengono rubate per essere rivendute all’estero.
Andremo a fondo nella filiera che porta i veicoli dal garage del legittimo proprietario alle strade di paesi stranieri dove sono difficilmente rintracciabili e recuperabili.
La macchina criminale dietro al traffico dei motocicli è ben strutturata e spesso si incrocia con il percorso di altri beni che viaggiano in modo illegittimo fra stati e continenti. Le principali vie di uscita dai paesi sono tramite navi e TIR.
La rotta Marina
Vengono sfruttati principalmente i trasporti marittimi dai porti commerciali più importanti d'Europa, con container che vengono spediti in svariate direzioni, principalmente verso Nord Africa, paesi del Golfo di Guinea e del Corno d'Africa.
La tratta su Gomma
Sul versante opposto, c'è un consistente traffico di mezzi pesanti che trasportano le moto rubate verso i paesi dell'Est Europa. Qui la movimentazione avviene quasi unicamente su gomma, dunque con quantitativi di refurtiva minori rispetto al trasporto marino. In questo scenario riuscire a recuperare grandi quantità di refurtiva è estremamente difficile per le forze dell’ordine.
Ma come funziona questa filiera?
Il business del traffico di moto - sia via mare che via terra - è gestito da un sistema internazionale organizzato di larghe dimensioni. Questo significa che esiste una rete di persone sparse sul territorio europeo ed extracomunitario che collaborano per rendere la filiera il più veloce e meno dispendiosa possibile.
Data la portata di questa struttura criminale, i mezzi rubati devono essere di valore abbastanza alto da recuperare sia le spese di trasporto che i costi della "manovalanza" che permette alla filiera di acquisire i veicoli.
Vi è inoltre da considerare il costo della corruzione di autorità e personale portuario che - come illustreremo più avanti - è di fondamentale importanza per questo traffico.
È per questo motivo che i mezzi che vengono trasportati illecitamente sono quasi sempre di valore medio-alto e comprendono principalmente veicoli di grossa cilindrata e di annate recenti. Il traffico internazionale di mezzi piccoli e di bassa quotazione non è molto diffuso e rimane un fenomeno destinato al mercato nero interno, principalmente per i pezzi di ricambio.
Molte moto rubate nel nostro paese, vengono dunque prima rubate e poi trasportate in dei centri di raccolta in altre città. Molto spesso questi si trovano in capannoni lontano da occhi indiscreti o luoghi ai margini di aree portuali abbastanza trafficate, in modo da non dare nell'occhio.
Qui i veicoli vengono vengono manipolati e preparati per la spedizione.
Spesso le moto rubate vengono anche clonate, ovvero viene preso il numero di targa di una moto esistente e viene sostituito a quello della moto rubata. In questo modo, il mezzo assume l'identità della moto originale utilizzando adesivi o targhe falsificate. In alcuni casi i ladri possono anche sostituire i documenti della moto originale al fine di rendere la clonazione ancora più credibile.
Dall'Italia all'Africa
I mezzi rubati, interi o smontati, vengono portati poi negli hub commerciali che si affacciano sul mediterraneo, dove finiscono all'interno di container ben nascosti assieme ad altri tipi di beni regolarmente dichiarati.
In Italia i porti di riferimento per questo tipo di traffico sono quelli di Genova e Napoli, nei quali le Forze dell'Ordine hanno più volte condotto operazioni di recupero refurtiva, con la scoperta di numerosi mezzi di trasporto e motociclette.
Nel 2020 la Guardia di Finanza è riuscita a recuperare decine di moto rubate al Porto di Genova, stipate in alcuni container e ben nascoste dietro diverse tonnellate di tubi d'acciaio. Nella stessa operazione sono stati recuperati più di 200 motori e altre moto interamente smontate e nascoste in diversi altri container, con tanto di telai dal numero interamente abraso. I container in oggetto erano destinati a raggiungere l'Africa Occidentale.
Nello stesso anno, a maggio, la Guardia di Finanza di Napoli ha sequestrato 14 motociclette di grossa cilindrata che erano state occultate all'interno di un container in partenza dal porto di Napoli e diretto in Tunisia. Grazie alla collaborazione con le autorità tunisine, le motociclette sono state recuperate e restituite ai legittimi proprietari.
In un altro caso, nel dicembre 2019, la Polizia di Stato di Napoli ha recuperato un'intera flotta di moto rubate che erano state nascoste all'interno di un deposito all'interno del porto. Le motociclette erano state rubate in diverse regioni italiane e dovevano essere spedite anch'esse verso i porti africani.
In un recente report dell'Interpol, che spesso collabora con le autorità italiane in grosse operazioni internazionali di lotta ai traffici illegali, è stato confermato che il trasporto di beni rubati che parte dai porti mediterranei d'Europa è destinato principalmente agli hub commerciali del Golfo di Guinea e del Corno d'Africa. Qui la refurtiva viene smistata e distribuita nei diversi paesi dell'area subsahariana.
Per comprendere quanto difficile sia ritrovare questi veicoli basta considerare che circa il 90% dei beni trasportati nel mondo viaggia via mare e, in media, solo il 2% dei container viene fisicamente controllato nei porti di destinazione.
Questo è un dato importante che ci fa capire come il racket internazionale dei motocicli rubati possa essere condotto con successo. Soprattutto in paesi come quelli africani, dove la corruzione di autorità e personale delle compagnie di trasporto è un fenomeno largamente diffuso che facilita il passaggio indisturbato di migliaia di mezzi rubati ogni anno.
Sempre secondo il report dell'Interpol, i porti africani dove vengono scaricati la maggior parte dei veicoli rubati in Europa sono quello di Mombasa in Kenya e di Dakar in Senegal.
Chi c'è dietro questa "macchina criminale"? I dati raccolti negli anni dall'Interpol parlano di numerosi attori nella filiera del traffico illegale di beni, che vanno dai ben conosciuti gruppi armati e terroristici africani fino al coinvolgimento di businessman e ufficiali pubblici sia in Europa che in Africa.
Anche la mafia italiana ha un ruolo importante (Interpol cita la Ndrangheta) e nonostante la principale attività sia il traffico di droga, si inserisce spesso anche in altri tipi di trasporti illegali tra cui auto e moto rubate.
Le operazioni di recupero di beni trasportati illegalmente stanno diventando sempre più internazionali e le Forze dell'Ordine dei vari paesi europei al momento stanno lavorando in modo congiunto per sgominare traffici spesso interconnessi. Non è raro che dai porti mediterranei partano anche mezzi e beni rubati nel Nord o ovest Europa, un'internazionalizzazione del crimine del genere richiede dialogo fra le attività di polizia dell'intero territorio Europeo, come successo per l'operazione "Carback" condotta dall'Interpol nel 2022. Durante questa mobilitazione internazionale di forze di polizia nei porti di 77 paesi, sono state recuperate 1.121 auto rubate e 64 moto, con l'arresto di 222 persone.
Dall'Italia all'Est Europa
Vi è poi una seconda "tratta" internazionale delle moto rubate, che avviene via terra verso i paesi dell'Est e che segue dinamiche parecchio diverse rispetto al trasporto di refurtiva via mare.
I mezzi che vengono sottratti ai proprietari nelle città italiane, vengono portati in centri di raccolta dove vengono anche in questo caso smontati o clonati, e trasportati verso est su camion.
Dopo un'ondata di furti registrati nel decennio 2010/20, il traffico verso l'Est si sta lentamente ridimensionando ma rimane un problema diffuso attraverso tutto il territorio Europeo. A differenza del trasporto via mare verso l'Africa, i veicoli che viaggiano su strada si perdono facilmente in una rete autostradale fitta e sempre molto frequentata.
Gli unici punti nel quale è possibile recuperare tale refurtiva sono i controlli di frontiera che separano i paesi dell'area Schengen (dove non c'è la necessità di esibire passaporto e subire controlli) da quelli extraeuropei. Specialmente l'Ucraina è un centro importante per questo tipo di attività perché qui si raccolgono i mezzi rubati che poi vanno a finire in Russia e nei paesi dell'Asia occidentale molto più lontani dai confini europei.
Un altro fronte nel quale si stanno muovendo le Forze dell'Ordine nazionali e internazionali è il web, teatro di una serie di operazioni condotte dalla Polizia Postale nel corso dell'ultimo decennio volte a sgominare la vendita di moto rubate in Italia attraverso siti internet con domini ucraini, bulgari, cechi, romeni. In queste pagine web si potevano trovare foto e dettagli di moto ancora con targa italiana vendute spesso senza documenti o con libretti di circolazione falsificati.
Dopo un'indagine internazionale congiunta tra forze di polizia italiane ed estere, e anche grazie alla mobilitazione degli stessi proprietari che tramite i Social Media sono riusciti a raggruppare informazioni e a condurre ricerche, molte moto sono state recuperate fra il 2014 e il 2020 e diverse persone sono state arrestate.
Nel 2022 un'altra banda è stata sgominata nei dintorni di Milano, la loro attività consisteva nel rubare moto che venivano trattenute in Italia ma vendute Online in tutto il mondo, principalmente Est Europa e Africa. Una volta venduta la refurtiva, veniva organizzata la spedizione nascondendo i mezzi in container e camion.
Con una migliorata efficienza delle indagini online da parte delle polizie europee, il fenomeno delle vendite online di mezzi rubati è diventato sempre più rischioso per i ladri, e accade sempre meno spesso.
Da un altro punto di vista, invece, fonti UNESCO confermano che il conflitto russo-ucraino sta aumentando il traffico di illeciti dall’Europa agli stati di confine con la Russia, principalmente per quanto riguarda medicine, tabacco e droga, ma anche di svariati beni rubati che - a causa della confusione creata dalla guerra - riuscirebbero a trovare nuovi modi per passare attraverso i confini indisturbati. Anche le moto e le auto rubate da noi, quindi, potrebbero finire ad alimentare nuovamente il traffico illegale della tratta balcanica.
Perchè le moto rubate vengono vendute in Africa e Est Europa?
Possiamo rispondere a questa domanda con una serie di motivazioni che ci aiutano a capire il fenomeno. Alcune spiegazioni le abbiamo già illustrate nel testo, come ad esempio la scarsità di controlli alle frontiere e la facilità con la quale il personale portuario e le autorità possono essere corrotte.
In paesi più poveri rispetto all'Europa, la criminalità può sfruttare la necessità di denaro da parte di persone che svolgono lavori non adeguatamente remunerati. Sia lavoratori delle compagnie di trasporto che agenti delle polizie locali spesso "arrotondano" gli introiti con attività al limite della legalità e sono propensi ad accettare denaro per non effettuare i dovuti controlli, cosa che aumenta il diffondersi della piccola corruzione.
Questo è possibile perché la struttura statale dei paesi in via di sviluppo non sempre ha il controllo del denaro che circola in maniera irregolare e la corruzione è un fenomeno difficilmente tracciabile che intacca anche i piani alti della società come politica e multinazionali.
Una considerazione da fare e che spiega anche il motivo per cui moto rubate possono tranquillamente circolare in alcuni paesi, è che i controlli sulle strade sono molto meno rigidi e la capacità delle autorità di controllare l’autenticità dei documenti del veicolo è di gran lunga minore.
Negli stati del Centro Africa, dove molte di queste moto di grossa cilindrata vengono vendute, tanti mezzi circolano anche senza targa, senza revisioni e senza documenti con un ridottissimo rischio di essere sequestrati.
Come si sostiene questo traffico?
A livello economico, il traffico di mezzi rubati è una macchina da soldi che fa girare centinaia di milioni di Euro, ma è difficilissimo stilare statistiche economiche precise.
Le motociclette sono solo una piccola percentuale delle attività criminali legate ai veicoli (principalmente orientate al furto di auto) ma contribuiscono al business e riempiono le tasche di diversi gruppi organizzati che in Italia hanno pure parecchio successo.
Purtroppo sono poco più di 1/3 i mezzi a due ruote che vengono recuperati dalle Forze dell'Ordine. Nei dati ministeriali del 2022, riferiti a tutto il 2021, gli scooter e moto che sono tornati in mano ai legittimi proprietari sono stati 9.678, appena il 36% del totale veicoli rubati, ma la proporzione si riduce fino a 1/4 nel caso di moto che vengono portare fuori dai confini europei.
Chi si arricchisce di più in questa filiera sono soprattutto le grandi organizzazioni criminali internazionali, che gestiscono un numero enorme di attività illegali e rappresentano la cima della piramide.
Chi sta alla base, invece, è la cosiddetta "manovalanza", ovvero l'ultima ruota del carro e la più esposta: i ladri che compiono i furti.
Si stima che chi compie l'atto di rubare un veicolo in Europa (automobili e motociclette) in realtà si metta in tasca l'1,25% del valore del veicolo. Questo significa che per una moto o auto quotata 20.000 euro, quello che il ladro realmente guadagna è circa 250 euro.
E chi invece le moto rubate le compra?
In questo caso la vendita può avere diversi canali e diversi livelli. Per quanto riguarda il trasporto dall'Europa all'Africa, spesso si tratta di vendita fra criminalità locale che vende il mezzo rubato e chi si occupa del trasporto e dell'inserimento nel mercato nero estero.
In questo caso la prima vendita al trasportatore avviene a circa 1/3 del valore di mercato del mezzo, mentre sul mercato nero africano il veicolo può costare all'utente finale da metà a 2/3 del prezzo di mercato che quella determinata moto o auto avrebbe avuto in Europa.
Le operazioni di polizia internazionale continuano a svolgersi sia sul fronte dei controlli di porto e frontiera, sia nel monitoraggio delle attività criminali online.
Ad un costante intensificarsi dell'efficienza nella lotta al traffico di mezzi rubati, però, corrisponde anche una rinnovata "creatività" da parte delle associazioni criminali che - come sottolinea l'Interpol nel suo report - sta iniziando a utilizzare anche diversi canali come imbarcazioni dedicate alla pesca, traghetti e navi da crociera.
FONTI UTILIZZATE PER LA RICERCA
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|